senza titolo
Senza titolo. Questo post non ha un titolo. Non ha un argomento. Non uno preciso.

È l’insieme di tanti pensieri sparsi che avevo bisogno di riordinare. Fermare nero su bianco, intrappolare tra le parole.
Perché quando i periodi sono tosti i pensieri lo sono ancora di più, non c’è scampo.
E io di periodi impegnativi, ultimamente, ne so qualcosa.
Forse sarebbe meglio non scrivere. Le emozioni sono troppo forti, l’umore altalenante. Sorrisi e lacrime vanno di pari passo e non è mai bello perché la realtà risulta sempre distorta.
Che poi, la realtà qual’è?

Quella che ti fa contorcere lo stomaco dalla rabbia e te lo riempie di farfalle dalla gioia.

Io di morsi di rabbia e farfalle di gioia ne ho fatto il pieno in questo ultimo mese.
Settembre e poi bam subito ottobre, che volge al termine e io non ho ancora recuperato. Niente.

Arranco.

Cerco di ristabilire un equilibrio. Provo a portare a termine le mille cose iniziate. Ci provo e non ci riesco. Non sempre.
Ma non mi fermo, anzi più sono indietro con tutto e più mi invento nuove cose perché avere la certezza che qualcos’altro inizierà mi consola.
Vorrei fare tutto bene ma ho dei limiti. Limiti che non voglio accettare, ai quali non voglio arrendermi. Vorrei fare tanto, tutto, ma è impossibile e si rischia molto.

Facendo meno farei tutto bene.

Le priorità cambiano ogni giorno. Le cose importanti no. Le cose importanti sono lì che mi aspettano. Io sono lì e a volte è come se non ci fossi.

Credo di fare la cosa giusta. Qual’è la cosa giusta?

Sbaglio. Ogni volta una delusione in più e il cervello lavora, elabora, distorce. Non mi do tutte le colpe, no. A volte è molto difficile comunicare.
Comunicare nel modo giusto. Diventa difficile anche esprimere un concetto quando pretendi che gli altri ti capiscano al primo sguardo, quando pretendi che tutto sia perfettamente come tu lo desideri e gli altri agiscano come tu vorresti.

A volte vorresti che gli altri si ponessero le tue stesse domande, avessero i tuoi stessi dubbi, si mettessero in discussione invece che credersi onnipotenti, o farlo credere, che è diverso.

Senza titolo.

Ai pensieri non puoi dare un titolo. Li raggruppi, ci provi e spesso non ci riesci. Io non ci riesco. Faccio liste, scrivo appunti, riordino ma sempre sparsi restano.