riflessioni

La vita continua ma certe cose la vita la cambiano per sempre anche se non ti toccano in prima persona, non ancora.

Non chiedetemi cosa penso perché non so rispondervi. Ho riflettuto molto, continuo a riflettere, ma un’opinione è prematura. Un bombardamento mediatico che confonde. E’ ancora troppo presto per decidere da che parte stare. Io so da che parte sto, ovvio, ma un’opinione vera e proprio su quello che è accaduto non l’ho ancora maturata.

Ho paura, tanta paura. Con me l’obiettivo è stato raggiunto ma credo di non essere sola. Sono certa che la prima reazione di molti di voi sia stata la paura. Avere paura é umano, chi non ha paura è un bugiardo.
Alla paura bisogna reagire, ma è difficile.

Perchè, perchè tutto questo odio? Perchè tutta questa cattiveria? Perchè questa disumanità?
La disumanità di questa guerra, perchè di guerra parliamo, mi paralizza.
Mio nonno, tante volte, quando ero piccola, mi raccontava della guerra che aveva vissuto, mai mi ha raccontato di disumanità.
La guerra è disumana per definizione ma quello che sta accadendo adesso va oltre.
Vedo uomini uccidere uomini senza pietà. Uccidere altri esseri umani come mosche.
Chi uccide un altro uomo non è un uomo, ma neanche un animale. Un animale uccide per soppravvivere, è istinto non piacere.

Provare piacere nel massacrare, torturare, togliere la vita a qualcuno che non ha fatto nulla è scioccante. Mi sconvolge, mi fa tanto male.
Non riuscire a dare una spiegazione a tutto questo mi fa impazzire.

Sui social si legge di tutto. Odio, tanto odio, ho odiato anche io, la prima reazione umana, ma con l’odio non si risolvono i problemi. L’odio che leggo è generale, non solo verso i musulmani. C’è odio per chi ha opinioni diverse, per chi non la pensa come noi. C’è disprezzo per chi non è come noi.

Non chiamatela guerra in nome di Dio, è una bestemmia. Papà Francesco ha ragione. Non solo perché Dio è vita ma anche, secondo me, perché questa guerra non è una guerra religiosa. Forse questa è l’unica cosa su cui mi sono fatta un’idea, annebbiata. La religione talvolta è il mezzo per giustificare le barbarie che si commettono.

Da tre giorni guardo ininterrottamente telegiornali e speciali per trovare una motivazione, una giustificazione, ma non c’è e la mia ansia cresce. Come spiegare tutto questo ai bambini? Pensiamo che non capiscano invece capiscono, sentono, vedono e chiedono. La loro innocenza è disarmante e non si può non rispondergli. A Semuel una spiegazione devo darla, è doveroso, è giusto. Lui è molto attento e mi chiede in continuazione. E’ spaventato. Ho cercato di spiegargli quello che sta accadendo senza dare giudizi (più o meno). Ho cercato di spiegare quello che per  me è inspiegabile. Mantenendo la calma, provando a non trasmettergli la mia paura. Mi auguro che la scuola faccia la sua parte.

Una cosa su tutte vorrei trasmettere ai miei figli, a non avere paura!

Vivere nella paura non è vita. Vivere con la paura che il diverso possa farti del male è un po’ come morire. Il diverso da noi è semplicemente altro da noi, non per forza il male. Il male esiste ma non deve essere identificato in chi ha una religione diversa dalla nostra, in chi non ha il nostro stesso colore di pelle.

Quando mio nonno mi parlava di guerra mi sembrava una cosa lontana, conclusa, irripetibile, che mai avrei vissuto, mi sbagliavo.

Riflessioni, solo riflessioni e pensieri sparsi per sfogarmi, per confrontarmi, per mettere nero su bianco pensieri e parole che continuano a passarmi per la testa in maniera frenetica e disordinata.

Voi cosa ne pensate?

Buon lunedì!

[Il post che avevo in mente per oggi non era questo, non me la sono sentita di pubblicarlo. Non è giusto far finta di niente.]