Oggi vi racconto cos’è successo.
Vi racconto cosa ho visto e non avrei voluto vedere.
Vi racconto quello che hanno visto i miei figli e mai avrebbero dovuto vedere, mai avrei voluto vedessero.

 buon lunedì 24_cos'è successo

Tutto è iniziato da qui, da un normale aperitivo tra amici, in un normale, caldo, sabato di metà giugno, nel mezzo di Piazza Vittoria, la piazza più grande di Brescia. Una piazza dove la gente passeggia fino a tardi, dove si fanno aperitivi tra amici, dove si incontra gente, dove è bello stare.

Questa normalità, sabato scorso, si è trasformata in inferno!

Tutto è accaduto in un batter di ciglia. Inaspettatamente. Improvvisamente. Nessuno di noi era preparato. Nessuno in quella piazza era preparato. Ci sono voluti un po’ di secondi prima  di capire quello che stava succedendo e sarebbe successo da li ha poco.

Il tempo di alzarsi dalle sedie, prendere i bambini e portarli in salvo. Si, in salvo, perché la furia cieca di quelle bestie non avrebbe risparmiato neanche loro.

Erano circa le 19,30, c’eravamo appena seduti ai tavoli di un bar per fare un aperitivo e poi andare a mangiare una pizza, quando in un lampo una decina, o poco più, di ragazzi, non più che ventenni iniziano a muoversi come delle molle nella piazza.

Personalmente non ho capito subito. Pensavo fossero artisti di strada che partecipavano al Festival in corso per la città.

Urla, calci, pugni. Una violenza inaudita, disumana. Due bande rivali (ho appreso poi dalle news) di stranieri, si sono ammazzate di botte in pieno centro, davanti a tutti senza il minimo riguardo, senza il minimo rispetto, senza paura, come se tutto fosse normale.

Ho visto gli occhi di questa gente iniettati di sangue. Ho visto la totale mancanza di rispetto dell’altro, della vita, di tutto. Si pestavano senza un senso. Nulla aveva più senso in quello piazza. Male, solo male e odio. Non avevo mai visto nella mia vita così tanta cattiveria. Si picchiavano per ammazzarsi, senza pietà.

Ragazzi riversi per terra e altri che si accanivano sopra. Sangue. Cinghie usate come fruste. Bicchieri spaccati in testa. Bidoni della spazzatura scaraventi addosso a chi era già agonizzante per terra. La polizia impotente. I comuni mortali impotenti. Noi terrorizzati, i bambini attoniti incapaci di dare una spiegazione a quello che stava accadendo.

Qualche minuto di silenzio e poi ancora, di nuovo, una follia senza fine. Minuti eterni. Scenario degno di un film dell’orrore.

Noi mamme abbiamo preso i bambini e chiusi nel bar. Piangevano, urlavano, tremavano, erano scioccati. La barista li ha fatti bere ma niente riusciva a calmarli. I nostri compagni erano fuori, incoscienti e coraggiosi, che cercavano di calmare le furie umane.

Ho urlato come una pazza. Volevo che il Puni si avvicinasse a noi, ho avuto paura che gli potesse accadere qualcosa. Lui non sentiva. Scrutava il suo migliore amico che è stato il primo ad intervenire, senza successo, per sedare la rissa. Si è sporcato di sangue. Il sangue era per terra e sulle facce di questi pazzi. Solo dei pazzi sono in grado di degenerare in quel modo.

( In questo video potete capire quanto fossi terrorizzata. Quella che urla Paolo sono io!)

Tutti urlavano. Un rabbia razzista è scoppiata tra i cittadini e io, in quel momento, li ho capiti. Io che non mi schiero mai. Io che non sono razzista. Io, sabato, avrei voluto che sparissero. Io sabato per un po’ mi sono sentita profondamente razzista.
Avreste dovuto vederli. Non sto parlando di stranieri disadattati, no. Sto parlando di ragazzi ben vestiti, alla moda, perfettamente inseriti. Quelli che nascono in Italia da genitori stranieri.

I genitori. Tornata a casa il pensiero è andato anche ai genitori di questi ragazzi. Li ho colpevolizzati. Ero troppo arrabbiata, sono troppo arrabbiata.

Sono arrabbiata nera perché questo orrore lo hanno visto anche Carlo e Vittoria (per fortuna Semuel era dalla nonna). Loro, così innocenti, non avrebbero dovuto vedere. Nessuno avrebbe dovuto vedere.

Vittoria si è avvinghiata a me, come una scimmietta. Ha appoggiato la testa sulla mia spalla come se volesse dormire per non sentire. Carlo, scioccato, ha continuato a mangiare il suo ghiacciolo come se nulla fosse. Si era estraniato. Ha solo detto “Voglio andare a casa”. In macchina non parlava. Non è da lui.

Arrivati a casa ho proposto di fare il bagnetto insieme, noi tre. A loro piace moltissimo. Durante il bagno Carlo ha iniziato a parlare come un fiume in piena. Tutto, aveva visto tutto.

“I bambini cattivi che hanno buttato un bidone in testa a un signore che era caduto. Mamma perché sono cattivi?” E tanto tanto altro.

Carlo da due giorni non va più in camera sua da solo. Ha paura di andare in bagno e continua a ripetere che ci sono i cattivi. So che passerà, ma non è giusto.

Vi metto una serie di foto prese online sul Giornaledibrescia.it per farvi capire meglio. La prima parte della rissa, i primi attimi non sono stati ripresi da nessuno perché nessuno dei presenti ha capito subito cosa stesse accadendo. Nessuno dei presenti si sarebbe aspettato di diventare spettatore dell’inferno.

cos'è successo

Questo è lo scenario dopo i primi 5 minuti di follia

cos'è successo

cos'è successo

IMG_7884

Un attimo di silenzio surreale  e l’inferno riprende. Si sposta davanti al bar dove ci siamo noi con i bambini. Uno dei nostri bicchieri è stato preso e spaccato addosso ad ragazzo, con una violenza e una forza indescrivibile.

IMG_7886

IMG_7887

Poi sono arrivati i soccorsi…

cos'è successo

Non riesco a scrivere più di quello che ho scritto. Continuo a pensare e ripensare a quello che ho visto. Potrei fare tante considerazioni ma l’unica cosa su cui riesco a concentrarmi anzi, alla quale non riesco a non pensare, è la cattiveria disumana che ho visto. Ancora più scioccante che sia scaturita da ragazzi ventenni. 

Buon lunedì.