Pochi giorni fa, il 17 maggio, presso la sede milanese di Cofidis – società finanziaria leader nel settore del credito al consumo e delle facilitazioni di pagamento – si è svolto un incontro davvero molto interessante rivolto alla sensibilizzazione verso un tema purtroppo molto attuale: la Violenza Contro le Donne.

A guidare la riflessione e a raccontare che cosa accade quotidianamente sono intervenute Daniela Venturini, educatrice di Rete Con-Tatto Crema che opera nel territorio cremasco e che si impegna ogni giorno a dare ospitalità e supporto a tutte le donne che abbiano subito una qualsiasi forma di violenza, e ai loro figli; Sonia Villa, direttrice risorse umane di Cofidis, e Lorenza Branchi manager di Pallacanestro Crema, la prima e unica squadra maschile di basket professionista che ogni settimana scende in campo senza nessuno sponsor sulla maglia ma portando un messaggio molto chiaro e impattante: No alla Violenza Contro le Donne.

Ma quando si parla di violenza che cosa si intende? Tutti possiamo pensare di primo acchito alla violenza fisica, ma questa non è che una delle tante forme di violenza che può essere perpetrata nei confronti di una donna, termine inteso in senso molto ampio a indicare tutto il genere femminile.

Vediamo di fare chiarezza su quali possono essere le diverse forme di violenza che una donna nel corso della sua vita può trovarsi a dover riconoscere e affrontare.

QUALI SONO LE FORME DI VIOLENZA? COME AFFRONTARLE?

VIOLENZA FISICA

È forse l’atto più eclatante: prevede qualsiasi forma di violenza contro la persona, il fisico e la proprietà; va dalle forme più lievi (pensiamo ad uno spintone) fino a quelle più gravi (calci, pugni, uso di coltelli, privazione di cure mediche fino all’uccisione). La Violenza fisica è sempre accompagnata da violenza psicologica, la vittima si sente terrorizzata e spesso sminuita.

VIOLENZA SESSUALE

Atti volti a dominare l’altro, non c’è alla base un desiderio sessuale ma solo la volontà di possedere fisicamente l’altra persona: il sesso diventa l’arma e la vittima subisce anche in questo caso gravi conseguenze psicologiche.

17 maggio, una giornata per dir #NOVIOLENZACONTROLEDONNE

VIOLENZA PSICOLOGICA

Forse la forma più subdola e complicata da affrontare, in primis perché è necessario essere in grado di riconoscere che si è vittime di questo tipo di violenza che si può manifestare in molti modi, facciamo qualche esempio:

questa violenza racchiude ogni forma di abuso che tende a ledere l’identità della vittima nel tempo, è una violenza che si protrae nel tempo. Questo comporta una sensazione di inadeguatezza nella vittima che piano piano si convince di non valere nulla, è la forma anche più difficile da recuperare secondo le professioniste di Rete Con-Tatto Crema.

Alcuni aspetti di questa forma di violenza possono essere la derisione, gli insulti, la privazione di relazioni sociali, accuse di infedeltà, minacce di abusi fisici.

Uno degli aspetti più terribili di questa forma di violenza è ciò che accade nei minori figli di madri vittime: questi ultimi crescendo in un ambiente in cui sentono sempre sminuire la figura materna, ovviamente non potranno che convincersi a loro volta che “la mamma non è capace di fare nulla” o “la mamma non vale niente” e quindi le mamme che iniziano un percorso in comunità dovranno riuscire a ritrovare la propria autostima e soprattutto riappropriarsi anche della loro identità come madri in grado di sostenere la crescita di un bambino. Il lavoro su questo fronte è duplice e molto difficile.

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VIOLENZA ECONOMICA

È una forma di controllo diretto della condizione economica femminile: capita molto spesso che le donne siano costrette a rinunciare al proprio lavoro o alla propria indipendenza economica e questo comporta che diventino dipendenti dal partner che si auto convince di essere nel giusto controllando e disponendo in modo totalitario dei beni anche comuni.

Molto spesso per fare un esempio le donne in questione non sanno a quanto ammonta il capitale di famiglia, si ritrovano intestatarie di diverse automobili o immobili che non sapevano nemmeno esistessero oppure si vedono rubare ogni loro bene. Si instaura un meccanismo di vergogna che porta moltissime donne a tacere la propria situazione e quindi a non richiedere aiuto, in questo modo tacitamente avvallano anche il comportamento del maltrattante.

STALKING

Sono tutti quegli atteggiamenti persecutori che portano la vittima a dover cambiare molte delle sue abitudini di vita: pensiamo agli appostamenti sotto casa o sotto il posto di lavoro, i pedinamenti che costringono a fare percorsi alternativi e magari a volte molto tortuosi per raggiungere la propria meta, o ancora le mille telefonate per sapere “cosa fai e dove sei?”. La vittima si sente braccata come se fosse una preda in una battuta di caccia, cresce l’ansia e anche in questo caso il lato psicologico viene particolarmente messo alla prova.

VIOLENZA ASSISTITA

Quella che dal punto di vista di una mamma mi ha fatto riflettere tantissimo: riguarda prevalentemente i figli, i minori che assistono indirettamente alle forme di violenza di cui sopra. Sono bambini che assistono direttamente alla violenza o indirettamente perché in ogni caso ne sono a conoscenza.

Le madri sono traumatizzate e il loro ruolo viene messo alla prova; spesso i figli esternano comportamenti genitoriali nei confronti delle proprie madri accudendole e diventando iper protettivi, o al contrario anche loro manifestano terrore e paura per cui al minimo rumore si nascondono.

I figli che crescono in questi ambienti non sereni in età adulta potrebbero manifestare atteggiamenti simili a quelli che hanno assimilato quando erano bambini per cui nel caso dei maschi potrebbe succedere che riproducano gli atteggiamenti che hanno visto dai loro padri nei confronti delle partners, e nel caso delle femmine potrebbe essere che in età adulta cerchino un uomo che sia tendenzialmente prevaricatore.

COS’E’ IL CICLO DELLA VIOLENZA

Avete mai sentito parlare di raptus di violenza? È davvero molto raro che la violenza si manifesti in un singolo e sporadico episodio, succede molto più spesso che tutte le forme di violenza abbiano un crescendo:

Una volta apparso un episodio di aggressione è probabile che torni a ripetersi.

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Il ciclo si svolge in 3 fasi:

ACCUMULO DI TENSIONE

Prevede maltrattamenti psicologici, tensione, minacce e aggressioni verbali. Normalmente in questa fase la donna cerca di calmare il partner e non reagire per evitare di “innescare atteggiamenti più pericolosi”.

ESPLOSIONE

È il momento di aggressione fisica e psicologia più seria e grave con scatti incontrollati da parte del maltrattante nei confronti della propria vittima.

RIAPPACIFICAZIONE

Il maltrattante torna sui suoi passi e chiede scusa promettendo che l’episodio non avrà seguito, ma questo non è vero perché, anche se passerà più o meno tempo, si tornerà all’accumulo di tensione e riprenderà il ciclo.

Il problema è che una volta innescato questo meccanismo il ciclo diventa sempre più veloce, per cui passerà molto meno tempo rispetto alla volta precedente fra le diverse fasi del ciclo.

RICONOSCERE E AFFRONTARE LA VIOLENZA, SI PU0’?

Riconoscere di essere vittima di violenza è forse la parte più difficile: psicologicamente per una donna può rappresentare una forma di fallimento personale e come aspettative di vita, inoltre c’è spesso il fattore paura che influisce sulla scelta di affrontare la violenza.

Una donna può essere spaventata dal proprio partner maltrattante, ma può essere anche terrorizzata dall’uscire da quella situazione: il non sapere che cosa ne sarà della propria vita una volta uscite da una situazione violenta, affrontare magari un periodo in una comunità con persone estranee, non sapere come gestire la propria vita e quella dei propri figli sono tutti aspetti che purtroppo molto spesso inducono le donne a restare nella situazione terribile che le vede vittime.

La donna vittima di violenza può evolversi solo utilizzando specifiche strategie di recupero ad esempio, tra le tante:

– prendersi realmente cura di se stessa, del proprio dolore, della propria rabbia e del proprio corpo;

– accettare che il condizionamento negativo possa durare per molto tempo, talvolta per sempre, ma che è fondamentale voltare pagina e lavorare per integrare quella drammatica esperienza;

– occuparsi della propria salute psicofisica rivolgendosi a un terapeuta, dedicarsi alle relazioni, stare nella natura, cercare una via di creatività.