Buongiorno ragazze! Oggi copio e incollo un articolo che ho scritto per le Instamamme (martedì scorso) e inserito nella rubrica “Over 6”. In questa rubrica, io, Viviana e Francesca, parliamo a turno del mondo dei bambini dai sei anni in poi. Una fascia d’età a me molto cara come ben sapete!
In questo post racconto la mia personale esperienza o meglio, quella del mio Topino, che ha dovuto fare i conti da subito con un mondo dello sport non sempre sano. Mi piacerebbe molto conoscere la vostra esperienza o opinione.
Inoltre aspetto di leggere i vostri commenti anche sul sito delle Instamamme. Ogni giorno ci sono articoli nuovi e interessanti scritte da molte mamme, donne che vivono esperienze simile e diverse e che hanno voglia raccontarle per avere un confronto costruttivo con altre persone.

Ecco il post:

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“Che fosse un bambino atletico l’ho capito molto presto.
Che fosse predisposto per sport estremi me l’ha palesato mostrandomi salti, lanci e “voli” acrobatici da ogni tipo di altezza. Lettino, balcone, tavolo e qualsiasi oggetto o mobile che avesse una distanza da terra oltre il metro.
Che avesse solo il pallone in testa lo avrebbe potuto capire anche un estraneo incontrandolo per strada mentre tirava calci a qualsiasi cosa si trovasse davantiai suoi piedi.
Gli ho proposto altri sport ma alla fine ho dovuto cedere.
Il calcio lui ce l’ha nel sangue.
Il mio topino, il primogenito, è un bambino molto vivace, che ha bisogno di occupare il suo tempo libero in attività che richiedano il coinvolgimento fisico. Deve incanalare la sua esuberanza, la sua vivacità in qualcosa di fisicamente stancante, solo così si sente realizzato e soddisfatto.
Giochi da tavolo lo coinvolgono in media dai 2 ai 5 minuti.
Se lo porto all’aria aperta posso dimenticarmi di averlo.
Caldo torrido, freddo gelido non lo scalfiscono, basta che abbia la possibilità di muoversi!
Presa coscienza delle sue attitudini e passioni mi sono informata sugli sport migliori per i bambini della sua età, dai 3 anni in poi. Prima dei tre anni mi sembrava davvero di forzare le cose. Gli ho fatto fare acquaticità per prendere confidenza con l’acqua ma niente di più.
Ho chiesto anche al pediatra perché non volevo proporgli una attività extrascolastica che pregiudicasse il regolare sviluppo fisico, credo che sia molto facile sbagliare.
Giustamente il pediatra e le altre mamme colleghe mi hanno consigliato di iniziare con il nuoto e rimandare il calcio ai sei anni, così ho fatto.
Durante gli anni dell’asilo lo portavo due giorni a settimana a far nuoto.
Devo dire che gli piaceva molto, lo faceva con piacere, non voleva mai saltare una lezione, non l’ha mai sentita come un’imposizione. Per lui era un gioco ed è così che doveva essere.
E’ un bambino molto competitivo e praticare uno sport individuale lo portava ad impegnarsi molto. Non sempre questo è un bene, ma finché incanala le sue forze per migliorarsi, faccia pure.
Quando ha spento la sua sesta candelina non ho potuto rimandare oltre.
Unico desiderio è stato di poter iniziare calcio.
Da quel giorno ad oggi, due giorni a settimana, dopo la scuola, per tre ore si allena con i suoi compagni, ogni sabato o domenica, pioggia, neve, ghiaccio, tempesta, non esiste partita o torneo che si possano saltare.
Quando arriva l’estate gli impegni sono anche serali e infrasettimanali.
Dire che gli piace questa vita d’impegni e sacrifici è riduttivo. Ovviamente per lui non esiste impegno più importante e sacrificio più bello.
La sua passione l’ha portato a livelli inaspettati e a confrontarsi troppo presto con realtà che rovinano lo spirito positivo dello sport.

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E’ stato convocato da una squadra importante, si è allenato con loro per un
anno, poi ha mollato. Si ha mollato perché a lui piace il calcio come gioco, lui vuole giocare e divertirsi, non avere l’ansia di vincere a tutti i costi, non avere la paura di essere sgridato dall’allenatore perché ha sbagliato un goal.
Lo sport deve essere un divertimento non un incubo.
Non ha retto i ritmi e i compagni. Tornava a casa in lacrime, sempre triste. Non saltava un allenamento per paura di essere preso in giro o restare indietro rispetto agli altri.
La competizione era troppa, non c’era più squadra, ognuno giocava per far vedere che era il migliore. Non vi racconto dei genitori che è meglio, la rovina dei figli, vi basti questo!
Quest’anno gioca in una squadra fantastica per la quale l’educazione e il rispetto per gli altri sono messi davanti a tutto. Le sue prestazioni sono sempre ottime, gli riesce bene perché lo ama davvero.
E’ stato chiamato per un provino per i pulcini di una squadra di serie A, ancora, un’altra volta.
Non so se lo farà, ho paura.
Scegliere l’attività extra scolastica giusta non è facile.Assicurarsi che lo aiutino a crescere nel modo giusto, che gli insegnino le regole della condivisione e delle vita di squadra è uno dei lavori più difficili. Negargli di seguire le sue passioni è impossibile e ingiusto ma avere la certezza che lo sport scelto. L’ambiente in cui si svolge, sia quello giusto per un figlio è un’impresa titanica.
Infine credo che passare i week end sui campi di calcio sia il mio destino perché
anche Rospetto tira calci a qualsiasi cosa si trovi davanti ai suoi piedi!”