Io adoro letteralmente Olivia, molto più della Peppa, anzi la Peppa mi sta antipatica, ecco l’ho detto! Non la reggo, insopportabile, e voi? Sono felicissima che Flaminia oggi ci racconti la storia di Olivia la maialina. Dai disegni alle storie, è un personaggio che, secondo me, dovete far conoscere ai vostri bambini.

olivia

Olivia e cioè la rivincita estetica (e un po’ femminista) del maiale
Siamo invasi da Peppa Pig. È semplice, stilizzata, colorata. Grugnisce, salta nelle pozzanghere, gioca, chiacchiera, fa le cose normali dei maiali…ehm, bambini normali. Parlare dei libri di Peppa Pig è già un po’ sbagliato, perché nasce come cartone animato e libri sono uno spin off commerciale. Ma cosa fai se tua figlia a poco più di un anno inizia a mostrare (pur senza mai essere stata esposta al fenomeno Peppa) un’insana e travolgente passione per i maiali? Se all’Ikea afferra un maiale di peluche e lo elegge a suo migliore amico? Se quando la porti allo zoo ignora i leoni e passa decine di minuti a contemplare il recinto dei maiali nella “Fattoria dei bambini”?.

Ecco cosa fai: ti documenti. E scopri che esiste un altro maiale.

Olivia

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Olivia è nata dalla matita di Ian Falconer, che la disegna in bianco e nero. Sì, signori, in bianco e nero un libro per bambini. Bianco e nero con qualche tocco di rosso, 3 colori capaci di creare effetti, sfumature e profondità affascinanti. Ogni albo successivo al primo (sono 7), poi, aggiunge un altro singolo colore a caratterizzarlo, fatto che li rende ancora più divertenti da scoprire. Attenzione quindi: non confondeteli con i libri tratti dai cartoni animati tratti dai libri. Gli albi originali di Olivia sono un’altra cosa (per quanto anche i cartoni siano carini e divertenti).

Quindi, primo motivo per amarla: l’estetica. Anche perché Falconer riesce a infilare in ogni albo una o due riproduzioni di dipinti famosi (qua le ballerine di Degas, là un Pollock).

Secondo motivo: Olivia è una lettrice accanita, che non va mai a letto senza la lettura della buona notte. E ha i suoi gusti: niente principesse in pericolo, per favore. Vuole che le sia letta la favola di Cappucetto Rosso “almeno le parti in cui tutti vengono mangiati, per favore!”

Terzo motivo: Olivia è “difficile”.

Mi è stato detto da altre mamme: “Come fai a preferirla a Peppa? Olivia è antipatica e snob”.

Ma per me, Olivia è solo ambiziosa.

Olivia è una bambina terribile, sfinisce tutti e a volte perfino se stessa. Non vuole fare il riposino, mai. Olivia non accetta un no come risposta e arriva sempre al suo obiettivo. E questo è il motivo per cui ci piace: è un inno a quei bambini (e le bambine) “terribili” che siamo stati anche noi, a quei bambini “terribili” (e cioè: liberi di essere, di giocare, di esprimersi) che vorremmo fossero i nostri figli – magari senza dipingere sui muri come fa lei, che infatti poi finisce un attimo “ a riflettere”. E le sue storie vanno decisamente oltre i tradizionali racconti per bambini, strizzano l’occhio agli adulti in mille modi, tra citazioni e ironia.

Quarto motivo: Olivia demolisce gli stereotipi. Lei non vuole fare la principessa delle fate. Ad Halloween si veste da facocero (è una pagina che mi fa sempre scoppiare a ridere, anche alla milionesima volta che la leggiamo). E ci racconta anche che all’ultima festa di compleanno erano tutti tutti vestiti da principessa, perfino qualche maschio. Olivia vuole fare la giornalista, la pittrice, il medico, magari adottare bambini di ogni parte del mondo. Olivia è femminista ante litteram, anticonformista per vocazione.

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Nota a piè di pagina: Olivia è amata (e amabile) da bambini e bambine allo stesso modo. Non fa cose da maschio o cose da femmina: fa cose da bambino – e qui dispiace che l’Italiano non contempli un termine gender neutral.