Non vi racconterò di un rapporto tra mamma e figlia in stile Gilmore Girls, no.
Il rapporto con la mia mamma può essere definito in qualsiasi modo, tranne che perfetto.

Una figlia troppo ribelle io, una mamma bambina lei.

Io e la mia voglia di cambiare il mondo, lei cambiata dal mondo, plagiata dalla vita, che non le ha fatto sconti.

Un rapporto non costruito, non cercato, un rapporto nato quando sono venuta al mondo e lasciato crescere allo stato brado senza linee guida, senza certezze cui aggrapparsi.

Troppo impegnata a ricoprire il ruolo di moglie sottomessa e quasi perfetta, per accorgersi che, a volte, si può prendere l’iniziativa.
Vero è, che nessuno le è mai stato vicina, nessuno le ha mai insegnato qualcosa.

Ho passato anni ad adorarla. Ad amarla morbosamente. A temere, scioccamente, di poterla perdere.
A difenderla da non so bene cosa.

Poi, crescendo, si aprono gli occhi e s’inizia a vedere quello che prima si è sempre cercato, con tutte le forze, di non vedere.

Perché per un bambino una cosa esiste solo se la vede.

E quando ho visto, inevitabilmente, tutto l’amore si è trasformato in rabbia.
Ho pensato, a volte, che potesse essere odio, e forse lo è stato.

La rabbia è un sentimento che ti logora dentro, che ti annebbia, che ti fa perdere la lucidità, ed è anche, terribilmente, incontrollabile.
Solo quando sei sfinita, quando tocchi il fondo, capisci che è arrivato il momento di dire basta.

Ed io basta l’ho detto quando sono diventata mamma anch’io. Quando ho capito che con i figli non esiste manuale che t’insegni a non sbagliare.

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Mia mamma, in ospedale, con Semuel. Il giorno che è nato, ben 13 anni fa. Questo è il momento esatto in cui tutto è cambiato. (foto d’archivio)

Che non c’è scuola, non c’è consiglio, non c’è nulla che ti può davvero aiutare se non l’istinto.

Quel giorno lei è diventata nonna. Quel giorno la vita di tutti è cambiata, senza possibilità di ritorno.

Non l’ho perdonata subito, forse non l’ho ancora fatto completamente, ma quel giorno, credo di averle dato una possibilità e lei l’ha colta, subito.

Da quel giorno, lei, per me e mio figlio, c’è sempre stata, senza sconti, senza scuse.

Non ci siamo mai chiarite mai parlate, mai un accenno, una specie di tacito accordo tra di noi.

C’è stata quando ero sola con un piccolo fagottino da crescere. L’ha cresciuto. Sì, spesso l’ha cresciuto lei per me e ha fatto un ottimo lavoro.

Una nonna presente, che dona amore senza chiedere niente in cambio.
Una nonna che i miei figli amano ed io non potevo chiedere niente di più.

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Mia mamma con i tre nipoti. Foto d’archivio

Oggi non voglio chiarire con lei, non voglio sentire cosa deve raccontarmi, voglio solo che non smetta mai di sentire le risate dei suoi nipoti.

Quelle risate che ci hanno fatto fare pace, ritrovare l’armonia e forse capirci.

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(Post in collaborazione con Amplifon)